Gl’impose Menelao: nè ad ubbidirgli
Tardò un istante di Boete il figlio.120
Nell’odorata solitaria stanza
Menelao scese, e non già sol: chè seco
Scesero Eléna, e Megapente. Giunti
Là, ’ve la ricca suppellettil giace,
Tolse l’Atride biondo una ritonda125
Gemina coppa, e di levare un’urna
D’argento al figlio Megapente ingiunse.
Ma la donna fermossi all’arche innanzi,
Ove i pepli giacean che da lei stessa
Travagliati già furo, e varïati130
Con ogni sorta d’artificio. Eléna
Il più ampio traeane, ed il più bello
Per molteplici fregi: era nel fondo
Dell’arca, e sì rilusse in quel, che alzollo,
Che stella parve, che dai flutti emerga.135
Con tai doni le stanze attraversaro,
Finchè furo a Telemaco davante,
Cui questi accenti Menelao converse:
Fortunato così, come tu il brami,
Ti consenta, o Telemaco, il ritorno140
L’altitonante di Giunon marito.
Io di quel, che possiedo, a te dar voglio
Ciò, che mi sembra più leggiadro e raro: