Di Maja, e l’altre a ciascun porse in giro.
Ma dell’intera del sannuto schiena520
Solo Ulisse onorava, e gaudio in petto
Spandea del Sire, che diceagli: Euméo,
Così tu possa caro al padre Giove
Viver, qual vivi a me, poichè sì grande525
Nello stato, in ch’io son, mi rendi onore.
E tu dicesti, rispondendo, Euméo:
O preclaro degli ospiti, ti ciba,
E di quel godi, che imbandirti io valgo.
Concede, o niega, il Correttor del Mondo,
Come gli aggrada più: chè tutto ei puote.530
Ciò detto, ai Numi le primizie offerse,
E, libato ch’egli ebbe, in man d’Ulisse,
Che al suo loco sedea, pose la tazza.
Mesaulio, ch’ei del proprio, e nol sapendo
Nè la Regina, nè Laerte, avea,535
Mentre lungi era il Sir, compro dai Tafj,
Il pane dispensò. Stendeano ai cibi
La mano; e, paga del mangiar la voglia,
Paga quella del ber, Mesaulio il pane
Raccolse, e gli altri a dar le membra al sonno540
Ristorati affrettavansi e satolli.
Fosca sorvenne, e disastrosa notte:
Giove piovea senza intervallo, e fiero