Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/429

48 odissea

Riederà il tuo signor, com’io predissi?
Tunica, e manto vestimi, e a Dulichio470
Mi manda, ov’io da molti giorni ir bramo.
Ma s’ei non torna, eccita i servi, e getta
Me capovolto da un’eccelsa rupe,
Sì che più non ti beffi alcun mendico.
     Gran merto in vero, e memorabil nome,475
Il pastor ripigliò, m’acquisterei
Appo la nostra, e la ventura etade,
Se, ricevuto avendoti, e trattato
Ospitalmente, io t’uccidessi, e fuori
Ti traessi del sen l’anima cara!480
Come franco io potrei preghiere a Giove
Porgere allora! Or della cena è il tempo.
I miei compagni entreran tosto, e lauta
S’appresterà nel padiglion la mensa.
     Così tra lor diceano; ed ecco il nero485
Gregge, e i garzoni, che ne’ suoi serragli
Metteanlo: immenso delle pingui troje,
Che andavansi a corcar, sorse il grugnito.
Ratto ai compagni favellava Euméo:
L’ottimo a me de’ porci, affinché muoja490
Pel venuto di lungi ospite, e un tratto
Noi pur festa facciam, noi, che soffriamo
Per questo armento dalle bianche sanne,