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libro decimoquarto 47

Chiamami a sè per caso. Allora stanno
Tutti d’intorno allo straniero, e mille445
Gli fan domande, così quei, che doglia
Dell’assenza del Re sentono in petto,
Come color, che gioja; e le sostanze
Ne distruggon frattanto in tutta pace.
Ma io domande far dal dì non amo,450
Che mi deluse un vagabondo Etolo,
Reo d’omicidio, che al mio tetto giunse.
Molto io l’accarezzava; ed ei mi disse,
Che presso Idomenéo nell’ampia Creta
Veduto avealo risarcir le navi455
Dalla procella sconquassate, e aggiunse,
Che l’estate, o l’autunno, al suo paese
Capiteria ben compagnato, e ricco.
Or non volermi e tu, vecchio infelice,
Con falsi detti, poichè un Dio t’addusse,460
Molcere, o lusingar: chè non per questo
Ben trattato sarai, ma perchè temo
L’ospital Giove, e che ho di te pietade.
     Un incredulo cor, rispose Ulisse,
Tu chiudi in te, quando a prestarmi fede465
Nè co’ miei giuramenti indurti ti posso.
Su via, fermisi un patto, e testimoni
Ne sien dall’alto gl’immortali Dei.