Salvò me solo nel mortal periglio:
Chè alle mani venir mi fece il lungo370
Albero della nave, a cui m’attenni,
E così mi lasciai su i tempestosi
Flutti portar per nove giorni ai venti:
Finchè la notte decima mi spinse
De’ Tesproti alla terra il negro fiotto.375
Qui de’ Tesproti il Sir, l’eroe Fidone,
Generoso m’accolse. A sorte il figlio
Sul lido mi trovò tutto tremante
Di freddo, e omai dalla fatica vinto,
E, con man sollevatomi, del padre380
Al real tetto mi condusse, e pormi
Tunica, e manto si compiacque in dosso.
Quivi io d’Ulisse udii. Diceami il Rege,
Ch’ei l’accolse, e il trattò cortesemente
Nel suo ritorno alle natie contrade;385
E il rame, e l’òr mostravami, ed il ferro,
E quanto al fin di prezïoso e bello
Ulisse avea raccolto, e nella reggia
Deposto: forza, che per dieci etadi
Padri, e figliuoli a sostener bastava.390
E aggiungea, che a Dodona era passato,
Per Giove consultare, e udir dall’alta
Quercia indovina, se ridursi ai dolci