Una vittima, o due, paghi li renda,
E il più scelto licor bevono a oltraggio.120
Dovizia molta ei possedea, qual venti,
Sul continente, o in Itaca, mortali
Non felicita insieme. Udirla vuoi?
Dodici armenti nell’Epiro, e tante
Di pecorelle greggi, e di majali,125
Tanti di capre commodi serragli,
Di domestici tutto, e di stranieri
Pastori a guardia. In Itaca serragli
Di capre undici, e larghi, e nell’estremo
Tutti della campagna, e con robusti130
Custodi, che ogni dì recano ai drudi
Qual nel vasto capril veggion più grassa
Bestia, e più bella. Io sovra i porci veglio,
E della mandra il fior sempre lor mando.
Ulisse intanto senza dir parola135
Tutto in cacciar la fame era, e la sete,
E mali ai Proci macchinava in petto.
Rinfrancati ch’egli ebbe i fiacchi spirti,
Euméo la tazza, entro cui ber solea,
Colma gli porse, ed ei la prese, e questi140
Detti, brillando in core, ad Euméo volse:
Amico, chi l’uom fu sì ricco, e forte,
Che del suo ti comprò, come racconti?