Madri feconde ricevean ciascuna.
I maschj dormian fuor, molto più scarsi,20
Perchè scemati dall’ingordo dente
De’ Proci, a cui mandar sempre dovea
L’ottimo della greggia il buon custode.
Trecento ne contava egli, e sessanta;
E presso lor, quando volgea la notte,25
Quattro cani giacean pari a leoni,
Che il pastor di sua mano avea nodriti.
Calzari allor s’accomodava ai piedi,
Di bue tagliando una ben tinta pelle,
Mentre, chi qua, chi là, gïano i garzoni.30
Tre conducean la nera mandra, e il quarto
Alla cittade col tributo usato
Lo stesso Euméo spedialo, e a que’ superbi,
Cui ciascun dì gli avidi ventri empiea
Della sgozzata vittima la carne.35
Videro Ulisse i latratori cani,
E a lui con grida corsero: ma egli
S’assise accorto, e il baston pose a terra.
Pur fiero strazio alle sue stalle avanti
Soffria, s’Euméo non era, il qual, veloce40
Scagliandosi dall’atrio, e la bovina
Pelle di man lasciandosi cadere,
Sgridava i suoi mastini, e or questo, or quello