E te ciconderan miseri panni,
Da cui lo sguardo di ciascun rifugga.470
Gli occhi poi sì belli ora, e sì vivaci,
Saran sì oscuri, e avran tai pieghe intorno,
Che turpe ai Proci, e alla tua donna, e al figlio,
Cui lasciasti bambin, cosa parrai.
Tu prima cerca de’ tuoi pingui verri475
Il fido guardïan, che t’ama, ed ama
Telemaco, ama la tua saggia donna.
Il troverai, che guarderà la nera
Greggia, che beve d’Aretusa al fonte,
E alla pietra del Corvo addenta, e rompe480
La dolce ghianda, per la cui virtude
Il florido sul dosso adipe cresce.
Quivi ti ferma, ed al suo fianco assiso
D’ogni cosa il richiedi; ed io frattanto
Andrò alla bella nelle donne Sparta,485
In traccia del figliuol, che vi s’addusse,
Onde saper di te dal bellicoso
Menelao biondo, e udir, se vivi, e dove.
Perchè non dirgliel tu, cui noto è il tutto?
Rispose il ricco di consigli Ulisse.490
Forse perch’ ei su l’infecondo mare
Tormenti errando, come il padre, e intanto
Le sue sostanze a male altri gli mandi?