Nate, a cui doni porgerem novelli,
Se me in vita conserva, e dì felici420
A Telemaco mio concede amica
La bellicosa del Saturnio figlia.
Ti rassicura, e non temer, riprese
La Dea dagli occhi di cilestro tinti,
Che d’ajuto io ti manchi. Or senza indugio425
Nel cavo sen della divina grotta,
Su via, poniam queste ricchezze in salvo,
E di ciò consultiam, che più ti torna.
Tacque, ed entrava nella grotta oscura,
Le ascosaglie cercandone; ed Ulisse,430
L’oro, ed il bronzo, e le superbe vesti
Portando, la seguia. Tutto depose
Acconciamente dell’Egïoco Giove
La figlia, e l’antro d’un macigno chiuse.
Ciò fatto, al piè della sacrata oliva435
Ambi sedendo, e investigando l’arte
Di tor di mezzo i temerarj Proci,
Così a parlar la prima era Minerva:
Studiar convienti, o Laerziade, come
Metter la man su gli arroganti drudi,440
Che regnano in tua casa, oggi è terz’anno,
E della moglie tua con ricchi doni
Chiedono a gara le bramate nozze.