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18 odissea

E di lancia il ferii. Notte assai fosca
L’aere ingombrava, e, non che agli altri, a lui,320
Che di vita io spogliai, rimasi occulto.
Trovai sul lido una Fenicia nave,
E a quegl’illustri naviganti ricca
Mercede offersi, e li pregai, che in Pilo
Mi ponessero, o in Elide divina,325
Dominio degli Epéi. Se non che il vento
Indi gli svolse, e forte a lor mal cuore:
Chè inganni non pensavano. Venimmo,
Notturni errando, a questa piaggia, e a forza
Di remi, e con gran stento, il porto entrammo.330
Nè della cena favellossi punto,
Benchè ciascuno in grande uopo ne fosse:
Ma, del naviglio alla rinfusa usciti,
Giacevam su l’arena. Ivi un tranquillo
Sonno me stanco invase; e quei, levate335
Dalla nave, e deposte, ov’io giaceva,
Le mie ricchezze, in ver la popolosa
Sidone andaro, e me lasciâr nel duolo.
     Sorrise a questo la degli occhi Azzurra,
E con man careggiollo, e uguale a donna340
Bella, di gran sembiante, e di famosi
Lavori esperta, in un momento apparve,
E a così fatti accenti il volo sciolse: