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libro decimoterzo 17

E le capre vi trovano, verdeggia
D’ogni pianta, e perenne acqua l’irriga.295
Sin d’Ilio ai campi, che dal suolo Acheo,
Come sentii narrar, molto distanno,
D’Itaca giunge, o forestiero, il nome.
     Al nome della patria, che su i labbri
Dell’immortal sonò figlia di Giove,300
S’empiè di gioja il Laerziade, e tardo
A risponder non fu, benché, volgendo
Nel suo cor sempre gli artifici usati,
Contraria al vero una novella ordisse.
Io già d’Itaca udia nell’ampia Creta,305
Che lungi nel mar giace, e donde io venni,
Metà recando de’ miei beni, e ai figli
Lasciandone metà. Di Creta io fuggo,
Perchè vi uccisi Orsiloco, il diletto
D’Idomenéo figliuol, da cui nel corso310
Uom non era colà che non perdesse.
Costui di tutta la Trojana preda,
Che tanti in mezzo all’onde, in mezzo all’arme,
Travagli mi costò, volea fraudarmi,
Sdegnato, ch’io d’altri guerrieri Duce,315
Sotto il padre di lui servir negassi.
In quel, ch’ei nella strada uscia dal campo,
Gli tesi insidie con un mio compagno,