Così arringava il vecchio, ed oggi il tutto
Si compie. Or via, sottomettiamci ognuno:220
Dal ricondur cessiam gli ospiti nostri,
E dodici a Nettuno eletti tori
Sagrifichiam, perchè di noi gl’incresca,
Nè d’alto monte la città ricuopra.
Disse. Penetrò in quelli un timor sacro,225
E i cornigeri tori apparecchiaro.
Mentre intorno all’altar prieghi a Nettuno
Drizzavan della Scheria i Duci, e i Capi,
Svegliossi il pari agl’Immortali Ulisse,
Che su la terra sua dormia disteso,230
Nè la sua terra riconobbe: stato
N’era lunge gran tempo, e Palla cinto
L’avea di nebbia, per celarlo altrui,
E di quanto è mestier dargli contezza,
Sì che la moglie, i cittadin, gli amici235
Nol ravvisin, che pria de’ tristi Proci
Fatto ei non abbia universal macello.
Quindi ogni cosa gli parea mutato,
Le lunghe strade, i ben difesi porti,
E le ombrose foreste, e l’alte rupi.240
Sguardò fermo su i piè la patria ignota,
Poi non tenne le lagrime, e la mano
Battè su l’anca, e lagrimando disse: