Ricchezza immensa, e qual dall’arsa Troja
Recato ei non avria, se con la preda,170
Che gli toccò, ne ritornava illeso.
O della terra scuotitor possente,
Il nubiadunator Giove rispose,
Qual parola parlasti? Alcun de’ Numi
Te in dispregio non ha, nè lieve fora175
Dispregiar Dio sì poderoso, e antico.
Ma dove uom troppo di sue forze altero
T’osasse ingiurïar, tu ne puoi sempre,
Qual più t’aggradirà, prender vendetta.
Mi starei forse, o nubipadre Giove,180
Nettun riprese, s’io dal tuo corruccio
Non mi guardassi ognora? Io de’ Feaci,
Perchè di ricondur gli ospiti il vezzo
Perdano al fin, strugger vorrei nel mare
L’inclita nave ritornante; e in oltre185
Grande alla lor città montagna imporre.
Ciò, replicava il Nubipadre, il meglio,
Ottimo Nume, anco a me sembra: quando
I Feacesi scorgeran dal lido
Venir la nave a tutto corso, e poco190
Sarà lontana, convertirla in sasso,
Che di naviglio abbia sembianza, e oggetto
Si mostri a ognun di maraviglia; e in oltre