Cor di leone, partorì. Megara,
Di Creonte magnanimo figliuola,345
E moglie dell’invitto Ercole, venne.
D’Edipo ancor la genitrice io vidi,
La leggiadra Epicasta, che nefanda
Per cecità di mente opra commise,
L’uom disposando da lei nato. Edipo350
La man, con che avea prima il padre ucciso,
Porse alla madre: nè celaro i Dei
Tal misfatto alle genti. Ei per crudele
Voler de’ Numi nell’amena Tebe
Addolorato su i Cadméi regnava.355
Ma la donna, cui vinse il proprio affanno,
L’infame nodo ad un’eccelsa trave
Legato, scese alla magion di Pluto
Dalle porte infrangibili, e tormenti
Lasciò indietro al figliuol, quanti ne danno360
Le ultrici Furie, che una madre invoca.
Vidi colei non men, che ultima nacque
Al Iaside Anfiòn, cui l’arenosa
Pilo negli anni andati, e il Miniéo
Orcomeno ubbidia; l’egregia Clori,365
Che Neleo di lei preso a sè congiunse,
Poscia ch’egli ebbe di dotali doni
La vergine ricolma. Ed ella il feo