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libro undecimo 307

E traean della fossa al margo in folla.
Io, come interrogarle ad una ad una295
Rivolgea meco; e ciò mi parve il meglio.
Stretta la spada, non patia, che tutte
Beessero ad un tempo. Alla sua volta
Così accorrea ciascuna, e l’onorato
Lignaggio, ed i suoi casi, a me narrava.300
     Prima s’appresentò l’illustre Tiro,
Che del gran Salmonéo figlia, e consorte
Di Creteo, un de’ figliuoli d’Eolo, sè disse.
Costei d’un fiume nell’amore accesa,
Dell’Enipéo divin, che la più bella305
Sovra i più ameni campi onda rivolve,
Spesso e bagnarsi in quegli argenti entrava.
L’azzurro Nume, che la terra cinge,
Nettuno, in forma di quel Dio, corcossi
Delle sue vorticose acque alla foce;310
E la porporeggiante onda d’intorno
Gli stette, e in arco si piegò, qual monte,
Lui celando, e la giovane, cui tosto
Sciols’ei la zona virginale, e un casto
Sopore infuse. Indi per man la prese,315
E chiamolla per nome, e tai parole
Le feo: Di questo amor, donna, t’allegra.
Compiuto non avrà l’anno il suo giro,