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libro undecimo 297

Le vittime, e sgozzaile in su la fossa,
Che tutto riceveane il sangue oscuro.45
Ed ecco sorger della gente morta
Dal più cupo dell’Erebo, e assembrarsi
Le pallid’Ombre: giovanette spose,
Garzoni ignari delle nozze, vecchj
Da nemica fortuna assai versati,50
E verginelle tenere, che impressi
Portano i cuori di recente lutto;
E molti dalle acute aste guerrieri
Nel campo un dì feriti, a cui rosseggia
Sul petto ancor l’insanguinato usbergo.55
Accorrean quinci, e quindi, e tanti a tondo
Aggiravan la fossa, e con tai grida,
Ch’io ne gelai per subitana tema.
Pure a Euriloco ingiunsi, e a Perimede
Le già scannate vittime, e scojate60
Por su la fiamma, e molti ai Dei far voti,
Al prepotente Pluto, e alla tremenda
Proserpina: ma io col brando ignudo
Sedea, nè consentia, che al vivo sangue
Pria, ch’io Tiresia interrogato avessi,65
S’accostasser dell’Ombre i vôti capi.
     Primo ad offrirsi a me fu il simulacro
D’Elpenore, di cui non rinchiudea