Davano; e ne gemean pareti, e volte.
M’appressò allora, e mi parlò in tal guisa570
L’inclita tra le Dive: O di Laerte
Gran prole, o ricco di consigli Ulisse,
Modo al dirotto lagrimar si ponga.
Noto è a me pur, quanti nel mar pescoso
Duraste affanni, e so le crude offese,575
Che vi recaro in terra uomini ostili.
Su via, gioite omai, finchè nel petto
Vi rinasca l’ardir, ch’era in voi, quando
Itaca alpestre abbandonaste in prima.
Bassi or gli spirti avete, e freddo il sangue,580
Per la memoria de’ viaggi amari
Nelle menti ancor viva, e l’allegrezza
Disimparaste tra cotanti guai.
Agevolmente ci arrendemmo. Quindi
Pel continuo rotar d’un anno intero585
Giorno non ispuntò, che a lauta mensa
Me non vedesse, e i miei compagni in festa.
Ma rivolto già l’anno, e le stagioni
Tornate in sè col varïar de’ mesi,
Ed il cerchio dei dì molti compiuto,590
I compagni, traendomi in disparte,
Infelice! mi dissero, del caro
Cielo nativo, e delle avite mura