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libro primo 15

Che non dal Mermeríde, in cui de’ Numi
Era grande il timor, ma poscia ottenne
Dal padre mio, che fieramente amollo)345
Sol ch’ei così si presentasse armato,
De’ Proci non saria, cui non tornasse
Breve la vita, e il maritaggio amaro.
Ma venir debba di sì trista gente
A vendicarsi, o no, su le ginocchia350
Sta degli Dei. Ben di sgombrarla quinci
Vuolsi l’arte pensare. Alle mie voci
Porrai tu mente? Come il ciel s’inalbi,
De’ Greci i Capi a parlamento invita,
Ragiona franco ad essi, e al popol tutto,355
Chiamando i Numi in testimonio, e ai Proci
Nelle lor case rientrare ingiungi.
La madre, ove desio di nuove nozze
Nutra, ripari alla magion d’Icario,
Che ordinerà le sponsalizie, e ricca360
Dote apparecchierà, quale a diletta
Figliuola è degno, che largisca un padre.
Tu poi, se non ricusi un saggio avviso,
Ch’io ti porgo, seguir, la meglio nave
Di venti, e forti remator guernisci,365
E, del tuo genitor molt’anni assente
Novelle a procacciarti, alza le vele.