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Come, se riedon le satolle vacche
Dai verdi prati al rusticale albergo,520
I vitelli saltellano, e alle madri,
Che più serraglio non ritienli, o chiostra,
Con frequente muggir corrono intorno:
Così con pianto a me, vistomi appena,
Intorno s’aggiravano i compagni,525
E quei mostravan su la faccia segni,
Che vi si scorgerian, se il dolce nido,
Dove nacquero, e crebbero, se l’aspra
Itaca avesser tocca. O, lagrimando
Dicean, di Giove alunno, una tal gioja530
Sarebbe a stento in noi, se ci accogliesse
D’Itaca il porto. Ma, su via, l’acerbo
Fato degli altri raccontar ti piaccia.
     Ed io con dolce favellar: La nave
Si tiri in secco, e nelle cave grotte535
Le ricchezze si celino, e gli arnesi.
Poi seguitemi in fretta; ed i compagni
Nel tetto sacro dell’illustre Circe
Vedrete assisi ad una mensa, in cui
Di là d’ogni desio la copia regna.540
     Pronti obbediro. Ripugnava Euriloco
Solo, ed or questo m’arrestava, or quello,
Gridando, Sventurati, ove ne andiamo?