Soggiorna, io non so ben, se donna, o Diva,
Che, tele oprando, del suo dolce canto295
Tutta fa risentir la casa intorno.
Voce mandiamo a lei. Disse, e a lei voce
Mandaro; e Circe di là tosto, ov’era,
Levossi, e aprì le luminose porte,
E ad entrare invitavali. In un groppo300
La seguian tutti incautamente, salvo
Euriloco, che fuor, di qualche inganno
Sospettando, restò. La Dea li pose
Sovra splendidi seggi; e lor mescea
Il Pramnio vino con rappreso latte,305
Bianca farina, e mel recente; e un succo
Giungeavi esizïal, perchè con questo
Della patria l’obblio ciascun bevesse.
Preso, e votato dai meschini il nappo,
Circe batteali d’una verga, e in vile310
Stalla chiudeali: avean di porco testa,
Corpo, setole, voce; ma lo spirto
Serbavan dentro, qual da prima, integro.
Così rinchiusi, sospirando, furo:
Ed ella innanzi a lor del cornio i frutti315
Gettava, e della rovere, e dell’elce,
De’ verri accovacciati usato cibo.
Nunzio verace dell’infausto caso