Lagrimando, il seguian; nè affatto asciutte
Di noi, che rimanemmo, eran le guance.270
Edificata con lucenti pietre
Di Circe ad essi la magion s’offerse,
Che vagheggiava una feconda valle.
Montani lupi, e leon falbi, ch’ella
Mansuefatti avea con sue bevande,275
Stavano a guardia del palagio eccelso,
Nè lor già s’avventavano; ma in vece
Lusingando scotean le lunghe code,
E su l’anche s’ergeano. E quale i cani
Blandiscono il signor, che dalla mensa280
Si leva, e ghiotti bocconcelli ha in mano:
Tal quelle di forte unghia orride belve
Gli ospiti nuovi, che smarriti al primo
Vederle s’arretraro, ivan blandendo.
Giunti alle porte, la Deessa udiro285
Dai ben torti capei, Circe, che dentro
Canterellava con leggiadra voce,
Ed un’ampia tessea, lucida, fina,
Maravigliosa, immortal tela, e quale
Della man delle Dive uscir può solo.290
Polite allor, d’uomini capo, e molto
Più caro, e in pregio a me, che gli altri tutti,
Sciogliea tai detti: Amici, in queste mura