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242 odissea

Chè ben diceami il cor, quale di strana
Forza dotato le gran membra, e insieme270
Debil conoscitor di leggi, e dritti,
Salvatic’uom mi si farebbe incontra.
     Alla spelonca divenuti in breve,
Lui non trovammo, che per l’erte cime
Le pecore lanigere aderbava.275
Entrati, gli occhi stupefatti in giro
Noi portavam: le aggraticciate corbe
Cedeano al peso de’ formaggi, e piene
D’agnelli, e di capretti eran le stalle;
E i più grandi, i mezzani, i nati appena,280
Tutti, come l’etade, avean del pari
Lor propria stanza; e i pastorali vasi,
Secchie, conche, catini, ov’ei le poppe
Premer solea delle feconde madri,
Entro il siere notavano. Qui forte285
I compagni pregavanmi, che, tolto
Pria di quel cacio, si tornasse addietro,
Capretti s’adducessero, ed agnelli
Alla nave di fretta, e in mar s’entrasse.
Ma io non volli, benchè il meglio fosse:290
Quando io bramava pur vederlo in faccia,
E trar doni da lui, che riuscirci
Ospite sì inamabile dovea.