Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/252


libro nono 237

Si consulti tra lor: de’ monti eccelsi
Dimoran per le cime, o in antri cavi,145
Su la moglie ciascun regna, e su i figli,
Nè l’uno all’altro tanto o quanto guarda.
Ai Ciclopi di contra, e nè vicino
Troppo, nè lunge, un’isoletta siede
Di foreste ombreggiata, ed abitata150
Da un’infinita nazïon di capre
Silvestri, onde la pace alcun non turba:
Chè il cacciator, che per burroni e boschi
Si consuma la vita, ivi non entra,
Non aratore, o mandrïan, v’alberga.155
Manca d’umani totalmente, e solo
Le belanti caprette, inculta, pasce.
Però che navi dalle rosse guance
Tu cerchi indarno tra i Ciclopi, indarno
Cerchi fabbro di nave a saldi banchi,160
Su cui passare i golfi, e le straniere
Città trovar, qual delle genti è usanza,
Che spesso van l’una dall’altra ai lidi,
E all’isola deserta addur coloni.
Malvagia non è certo, e in sua stagione165
Tutto darebbe. Molli, e irrigui prati
Spiegansi in riva del canuto mare.
Si vestirian di grappi ognor le viti,