Chiunque l’esca dilettosa, e nuova
Gustato avea, con le novelle indietro120
Non bramava tornar: colà bramava
Starsi, e, mangiando del soave loto,
La contrada natia sbandir dal petto.
È ver, ch’io lagrimosi al mar per forza
Li ricondussi, entro i cavati legni125
Li cacciai, gli annodai di sotto ai banchi:
E agli altri risalir con gran prestezza
Le negre navi comandai, non forse
Ponesse alcun nel dolce loto il dente,
E la patria cadessegli dal core.130
Quei le navi saliano, e sovra i banchi
Sedean l’un dopo l’altro, e gïan battendo
Co’ pareggiati remi il mar canuto.
Ci portammo oltre, e de’ Ciclopi altieri,
Che vivon senza leggi, a vista fummo.135
Questi, lasciando ai Numi ogni pensiero,
Nè ramo, o seme por, nè soglion gleba
Col vomere spezzar: ma il tutto viene
Non seminato, non piantato, o arato,
L’orzo, il frumento, e la gioconda vite,140
Che si carca di grosse uve, e cui Giove
Con pioggia tempestiva educa, e cresce.
Leggi non han, non radunanze, in cui