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libro ottavo 227

Che di popol ridondano, e di quante
Veder t’avvenne nazïoni agresti,745
Crudeli, ingiuste, o agli stranieri amiche,
E a cui timor de’ Numi alberga in petto.
Nè mi tacer, perchè secreto piangi,
Quando il fato di Grecia, e d’Ilio ascolti.
Se venne dagli Dei strage cotanta,750
Lor piacque ancor, che degli eroi le morti
Fossero il canto dell’età future.
Ti perì forse un del tuo sangue a Troja,
Genero prode, o suocero, i più dolci
Nomi al cor nostro dopo i figli, e i padri?755
O forse un fido, che nell’alma entrarti
Sapea, compagno egregio? È qual fratello
L’uom, che sempre usa teco, e a cui forniro
D’alta prudenza l’intelletto i Numi.