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Era, che allor perisse Ilio superbo,
Che ricettata nel suo grembo avesse670
L’immensa mole intesta, ove de’ Greci,
Morte ai Troi per recar, sedeano i Capi.
Narrava pur, come de’ Greci i figli,
Fuor di quella versatisi, e lasciate
Le cave insidie, la cittade a terra675
Gittaro; e come, mentre i lor compagni
Guastavan qua e là palagi, e templi,
Ulisse di Deïfobo alla casa
Col divin Meneláo corse, qual Marte,
E un duro v’ebbe a sostener conflitto,680
Donde uscì vincitore, auspice Palla.
     A tali voci, a tai ricordi Ulisse
Struggeasi dentro, e per le smorte guance
Piovea lagrime giù dalle palpebre.
Qual donna piange il molto amato sposo,685
Che alla sua terra innanzi, e ai cittadini
Cadde, e ai pargoli suoi, da cui lontano
Volea tener l’ultimo giorno; ed ella,
Che moribondo il vede, e palpitante,
Sovra lui s’abbandona, ed urla, e stride,690
Mentre ha di dietro chi dell’asta il tergo
Le va battendo, e gli omeri, e le intima
Schiavitù dura, e gran fatica, e strazio,