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libro ottavo 217

Navigatori, di piacere, udendo,
Le vene ricercar sentiansi, e l’ossa.495
     Ma di Laodamante, e d’Alio soli,
Chè gareggiar con loro altri non osa,
Ad Alcinoo mirar la danza piacque.
Nelle man tosto la leggiadra palla
Si recaro, che ad essi avea l’industre500
Polibo fatta, e colorata in rosso.
L’un la palla gittava in ver le fosche
Nubi, curvato indietro; e l’altro, un salto
Spiccando, riceveala, ed al compagno
La rispingea senza fatica, o sforzo,505
Pria che di nuovo il suol col piè toccasse.
Gittata in alto la vermiglia palla,
La nutrice di molti amica terra
Co’ dotti piedi cominciaro a battere,
A far volte, e rivolte alterne, e rapide,510
Mentre lor s’applaudia dagli altri giovani
Nel circo, e acute al ciel grida s’alzavano.
     Così ad Alcinoo l’Itacese allora:
O de’ mortali il più famoso, e grande,
Mi promettesti danzatori egregi,515
E ingannato non m’hai. Chi può mirarli
Senza inarcar dello stupor le ciglia?
     Gioì d’Alcinoo la sacrata possa,