Rapidamente in Itaca discese,
Si fermò all’atrio del palagio in faccia,
Del cortil su la soglia, e le sembianze145
Vestì di Mente, il condottier de’ Tafj.
La forbita in sua man lancia sfavilla.
Nel regale atrio, e su le fresche pelli
Degli uccisi da lor pingui giovenchi
Sedeano, e trastullavansi tra loro150
Con gli schierati combattenti bossi
Della Regina i mal vissuti drudi.
Trascorrean qua e là serventi, e araldi
Frattanto: altri mescean nelle capaci
Urne l’umor dell’uva, e il fresco fonte;155
Altri le mense con forata, e ingorda
Spugna tergeano, e le metteano innanzi,
E le molte partian fumanti carni.
Simile a un Dio nella beltà, ma lieto
Non già dentro del sen, sedea tra i proci160
Telemaco: mirava entro il suo spirto
L’inclito genitor, qual s’ei, d’alcuna
Parte spuntando, a sbaragliar si desse
Per l’ampia sala gli abborriti Prenci,
E l’onor prisco a ricovrare, e il regno.165
Fra cotali pensier Pallade scôrse,
Nè soffrendogli il cor, che lo straniero