Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/214


libro ottavo 199

E s’eleggan cinquanta, e due garzoni
Tra il popol tutto, gli ottimi. Costoro,45
Varato il legno, e avvinti ai banchi i remi,
Subite, e laute ad apprestar m’andranno
Mense, che a tutti oggi imbandite io voglio.
Ma quei, che di bastone ornan la mano,
L’ospite nuovo ad onorar con meco50
Vengano ad una; e il banditor mi chiami
L’immortale Demodoco, a cui Giove
Spira sempre de’ canti il più soave,
Dovunque l’estro, che l’infiamma, il porti.
     Detto, si mise in via. Tutti i scettrati55
Seguianlo ad una; e all’immortal cantore
L’araldo indirizzavasi. I cinquanta
Garzoni, e due, come il Re imposto avea,
Furo del mar non seminato al lido,
La nave negra nel profondo mare60
Trassero, alzaro l’albero, e la vela,
I lunghi remi assicurâr con forti
Lacci di pelle, a maraviglia il tutto,
E, le candide vele al vento aperte,
Arrestaro nell’alta onda la nave:65
Poscia d’Alcinoo ritrovar l’albergo.
Già i portici s’empiean, s’empieano i chiostri,
Non che ogni stanza, della varia gente,