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libro settimo 187

O Condottieri de’ Feaci, o Capi,
Ciò, che il cor dirvi mi consiglia, udite.245
Già banchettati foste: i vostri alberghi
Cercate adunque, e riposate. Al primo
Raggio del Sole in numero più spessi
Ci adunerem, perchè da noi s’onori
L’ospite nel palagio, e più superbe250
Vittime immoleransi: indi con quale
Scorta al suol patrio, per lontan che giaccia,
Possa, non pur senza fatica, o noja,
Ma lieto, e rapidissimo condursi,
Diviseremo. Esser dee nostra cura,255
Che danno non l’incolga in sin ch’ei tocco
Non abbia il suol natio. Colà poi giunto,
Quel soffrirà, che le severe Parche
Nel dì del suo natale a lui filaro.
E se un Dio fosse dall’Olimpo sceso?260
Altro s’avvolgeria disegno in mente
De’ Numi allora. Spesso a noi mostrarsi
Nell’ecatombe più solenni, e nosco
Starsi degnaro ad una mensa. Dove
Un qualche vïandante in lor s’avvegna,265
Non l’occultano a noi, che per vetusta
Origine lor siam molto vicini,
Non altrimenti che i Ciclopi antichi,