Che colui non vivesse: in símil foggia
Pera chiunque in símil foggia vive.70
Ma io di doglia per l’egregio Ulisse
Mi struggo. Lasso! che da’ suoi lontano
Giorni conduce di rammarco in quella
Isola, che del mar giace nel cuore,
E di selve nereggia: isola, dove75
Soggiorna entro alle sue celle secrete
L’immortal figlia di quel saggio Atlante,
Che del mar tutto i più riposti fondi
Conosce, e regge le colonne immense,
Che la volta sopportano del cielo.80
Pensoso, inconsolabile, l’accorta
Ninfa il ritiene, e con soavi e molli
Parolette carezzalo, se mai
Potesse Itaca sua trargli dal petto:
Ma ei non brama, che veder dai tetti85
Sbalzar della sua dolce Itaca il fumo,
E poi chiuder per sempre al giorno i lumi.
Nè commuovere, Olimpio, il cuor ti senti?
Grati d’Ulisse i sagrifici al greco
Navile appresso ne’ Trojani campi,90
Non t’eran forse? Onde rancor sì fiero,
Giove, contra lui dunque in te s’alletta?
Figlia, qual ti lasciasti uscir parola