E se tra quelli, che la terra nutre,
Le luci apristi al dì, tre volte il padre220
Beato, e tre la madre veneranda,
E beati tre volte i tuoi germani,
Cui di conforto almo s’allarga, e brilla
Di schietta gioja il cor, sempre che in danza
Veggiono entrar sì grazïoso germe.225
Ma felice su tutti oltra ogni detto
Chi potrà un dì nelle sue case addurti
D’illustri carca nuzïali doni.
Nulla di tal s’offerse unqua nel volto
O di femmina, o d’uomo, alle mie ciglia:230
Stupor, mirando, e riverenza tiemmi.
Tal quello era bensì, che un giorno in Delo,
Presso l’ara d’Apollo, ergersi io vidi
Nuovo rampollo di mirabil palma:
Chè a Delo ancora io mi condussi, e molta235
Mi seguia gente armata in quel viaggio,
Che in danno riuscir doveami al fine.
E com’io, fissi nella palma gli occhi,
Colmo restai di meraviglia, quando
Di terra mai non surse arbor sì bello,240
Così te, donna, stupefatto ammiro,
E le ginocchia tue, benchè m’opprima
Dolore immenso, io pur toccar non oso.