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libro quinto 143

Per gli Atridi pugnando! E perchè allora
Non caddi anch’io, che al morto Achille intorno395
Tante i Trojani in me lance scagliaro?
Sepolto i Greci co’ funébri onori
M’avriano, e alzato ne’ lor canti al cielo.
Or per via così infausta ir deggio a Dite.
     Mentre così doleasi, un’onda grande400
Venne d’alto con furia, e urtò la barca,
E rigirolla; e lui, che andar lasciossi
Dalle mani il timon, fuori ne spinse.
Turbine orrendo d’aggruppati venti
L’albero al mezzo gli fiaccò: lontane405
Vela, ed antenna caddero. Ei gran tempo
Stette di sotto, mal potendo il capo
Levar dall’onde impetuose e grosse:
Chè le vesti gravavanlo, che in dono
Da Calipso ebbe. Spuntò tardi, e molta410
Dalla bocca gli uscia, gli piovea molta
Dalla testa, e dal crine onda salata.
Non però della zatta il prese obblio:
Ma, da sè i flutti respingendo, ratto
L’apprese, e già di sopra, il fin di morte415
Schivando, vi sedea. Rapiala il fiotto
Qua e là per lo golfo. A quella guisa,
Che sovra i campi il Tramontan d’Autunno