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libro quinto 141

Che mandò innanzi ad increspargli il mare.
     Lieto l'eroe dell'innocente vento,345
La vela dispiegò. Quindi, al timone
Sedendo, il corso dirigea con arte,
Nè gli cadea su le palpébre il sonno,
Mentre attento le Plejadi mirava,
E il tardo a tramontar Boóte, e l'Orsa,350
Che detta è pure il Carro, e là si gira,
Guardando sempre in Orïóne, e sola
Nel liquido Oceàn sdegna lavarsi:
L'Orsa, che Ulisse, navigando, a manca
Lasciar dovea, come la Diva ingiunse.355
Dieci pellegrinava e sette giorni
Su i campi d'Anfitrite. Il dì novello,
Gli sorse incontro co' suoi monti ombrosi
L'isola de' Feaci, a cui la strada
Conducealo più corta, e che apparia360
Quasi uno scudo alle fosche onde sopra.
     Sin dai monti di Solima lo scôrse
Veleggiar per le salse onde tranquille
Il possente Nettun, che ritornava
Dall'Etïopia, e nel profondo core365
Più crucciato, che mai, squassando il capo,
Poh! disse dentro a sè, nuovo decreto,
Mentr'io fui tra gli Etíopi, intorno a Ulisse