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libro quinto 135

Di lagrime rigava, e consumava
Col pensier del ritorno i suoi dolci anni.195
Chè della Ninfa non pungealo amore:
E se le notti nella cava grotta
Con lei vogliosa non voglioso passa,
Che altro l'eroe può? Ma quanto è il giorno,
Su i lidi assiso, e su i romiti scogli,200
Con dolori, con gemiti, con pianti
Struggesi l'alma, e l'infecondo mare,
Lagrime spesse lagrimando, agguarda.
     Calipso, illustre Dea, standogli appresso,
Sciagurato, gli disse, in questi pianti205
Più non mi dar, nè consumare i dolci
Tuoi begli anni così: la dipartita,
Non che vietarti, agevolarti io penso.
Su via, le travi nella selva tronche,
Larga, e con alti palchi a te congegna210
Zattera, che sul mar fosco ti porti.
Io di candido pan, che l'importuna
Fame rintuzzi, io di purissim'onda,
E di rosso licor, gioja dell'alma,
La carcherò: ti vestirò non vili215
Panni, e ti manderò da tergo un vento,
Che alle contrade tue ti spinga illeso,
Sol che d'Olimpo agli abitanti piaccia,