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libro quarto 115

Su via, rapida nave, e venti remi
A me, sì ch’io lo apposti, e al suo ritorno845
Nel golfo, che divide Itaca, e Same,
Colgalo; e il folle con suo danno impari
L’onde a stancar del genitore in traccia.
Così Antinoo parlò. Lodi, e conforti
Gli davan tutti: indi sorgeano, e il piede850
Nell’alte stanze riponean d’Ulisse.
     Ma de’ consigli, che nutriano in mente,
Penelope non fu gran tempo ignara.
Ne la feo dotta il banditor Medonte,
Che udia di fuori la consulta iniqua,855
E agli orecchi di lei pronto recolla.
Ella nol vide oltrepassar la soglia,
Che sì gli disse: Araldo, onde tal fretta?
Ed a che i Proci ti mandaro? Forse
Perchè d’Ulisse le solerti ancelle860
Dai lavori si levino, e l’usato
Convito apprestin loro? Oh fosse questo
De’ conviti l’estremo, e a me travaglio
Più non desser, nè altrui! Tristi! che, tutto
Del prudente Telemaco il retaggio865
Per disertar, vi radunate in folla.
E non udiste voi da’ vostri padri,
Mentr’eravate piccioletti e imberbi,