Sei tu del senno, e del giudicio in bando
O degli affanni tuoi prendi diletto,470
Che così, a un ozio volontario in preda,
Nell’isola t’indugi, e via non trovi
D’uscirne mai? Langue frattanto il core
De’ tuoi compagni, e si consuma indarno.
O qual tu sii delle immortali Dive,475
Credi, io le rispondea, che da me venga
Così lungo indugiar? Vien dai beati
Del vasto cielo abitatori eterni,
Ch’io temo aver non leggiermente offesi.
Deh, poichè nulla si nasconde ai Numi,480
Dimmi, qual è di lor, che qui m’arresta,
E il mar pescoso mi rinserra intorno.
E repente la Dea: Forestier, nulla
Celarti io ti prometto. Il non bugiardo
Soggiorna in queste parti Egizio veglio,485
L’immortal Proteo, mio creduto padre,
Che i fondi tutti del gran mar conosce,
E obbedisce a Nettuno. Ei del viaggio
Ti mostrerà le strade, e del ritorno,
Dove, stando in agguato, insignorirti490
Di lui tu possa. E quello ancor, se il brami,
Saprai da lui, che di felice, o avverso
Nella casa t’entrò, finchè lontano