Pagina:Odissea (Pindemonte).djvu/114


libro quinto 99

Perchè onorati io non gli avea di sacre
Ecatombi legittime: chè sempre445
L’obblio de’ lor precetti i Numi offese.
Giace contra l’Egitto, e all’onde in mezzo,
Un’isoletta, che s’appella Faro,
Tanto lontana, quanto correr puote
Per un intero dì concavo legno,450
Cui stridulo da poppa il vento spiri.
Porto acconcio vi s’apre, onde il nocchiero,
Poscia che l’acqua non salata attinse,
Facilmente nel mar vara la nave.
Là venti dì mi ritenean gli Dei:455
Nè delle navi i condottieri amici
Comparver mai su per l’azzurro piano,
Le immobili acque ad increspar col fiato.
E già con le vivande anco gli spirti
Per fermo ci fallian, se una Dea, fatta460
Di me pietosa, non m’apria lo scampo,
Idotéa, del marin vecchio la figlia,
Cui fieramente in sen l’alma io commossi.
Occorse a me, che solitario errava,
Mentre i compagni dalla fame stretti465
Giravan l’isoletta, ed i ricurvi
Ami gettavan qua e là nell’onde.
Forestier, disse, come fu vicina,