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Ecco di rimembrarlo, Atride, il tempo.
     Trasse il Monarca dai capei di croco420
Un profondo sospiro, e, Ohimè, rispose,
Volean d’un eroe dunque uomini imbelli
Giacer nel letto? Qual se incauta cerva,
I cerbiatti suoi teneri e lattanti
Deposti in tana di leon feroce,425
Cerca, pascendo, i gioghi erti, e l’erbose
Valli profonde; e quel feroce intanto
Riede alla sua caverna, e morte ai figli
Porta, e alla madre ancor: non altrimenti
Porterà morte ai concorrenti Ulisse.430
E oh piacesse a Giove, a Febo, e a Palla,
Che qual si levò un dì contra il superbo
Filomelíde nella forte Lesbo,
E tra le lodi degli Achivi a terra
Con mano invitta, lotteggiando, il pose,435
Tal costoro affrontasse! Amare nozze
Foran le loro, e la lor vita un punto.
Quanto a ciò, che mi chiedi, io tutte intendo
Schiettamente narrarti, e senza inganno,
Le arcane cose, ch’io da Proteo appresi,440
Dal marino vecchion, che mai non mente.
     Me, che alla patria ritornar bramava,
Presso l’Egitto ritenean gli Dei,