Elena volle a parte: una leggiadra
Conocchia d’òr le porse, ed il paniere170
Ritondo sotto, e di forbito argento,
Se non quanto le labbra oro guernia.
Questo ricolmo di sudato stame
L’ancella Filo le recava, e sopra
Vi riposava la conocchia, a cui175
Fini si ravvolgean purpurei velli.
Ella raccolta nel suo seggio, e posti
Sul polito sgabello i molli piedi,
Con questi accenti a Menelao si volse:
Sappiam noi, Menelao di Giove alunno,180
Chi sieno i due, che ai nostri tetti entraro?
Parlar m’è forza, il vero, o il falso io dica:
Però ch’io mai non vidi, e grande tiemmi
Nel veder maraviglia, uomo, nè donna
Così altrui somigliar, come d’Ulisse185
somigliar dee questo garzone al figlio,
Ch’era bambino ancor, quando per colpa
Ahi! di me svergognata, o Greci, a Troja
Giste, accendendo una sì orrenda guerra.
Tosto l’Atride dalla bionda chioma:190
Ciò, che a te, donna, a me pur sembra. Quelle
Son d’Ulisse le mani, i piè son quelli,
E il lanciar degli sguardi, e il capo, e il crine.