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56 | - ODISSEA I - vv. 438-444 |
καὶ τὸν μὲν γραίης πυκιμηδέος ἔμβαλε χερσίν.1
ἡ μὲν τὸν πτύξασα καὶ ἀσκήσασα χιτῶνα,2
πασσάλῳ ἀγκρεμάσασα παρὰ τρητοῖσι λέχεσσι3 440
βῆ ῥ᾽ ἴμεν ἐκ θαλάμοιο, θύρην δ᾽ ἐπέρυσσε κορώνῃ4
ἀργυρέῃ, ἐπὶ δὲ κληῖδ᾽ ἐτάνυσσεν ἱμάντι.5
ἔνθ᾽ ὅ γε παννύχιος, κεκαλυμμένος οἰὸς ἀώτῳ,6
βούλευε φρεσὶν ᾗσιν ὁδὸν τὴν, πέφραδ᾽ Ἀθήνη.7
Il libro si apre e si conchiude con la visione di Athena, prima vigile nel cielo e ansiosa per la sorte di Ulisse, poi presente nella mente del figlio, che non può prender sonno e rimedita il consigliato viaggio. È uno dei libri più belli, degna introduzione a tutto il poema, disegnato mirabilmente, dove già s’agita una folla di figure scolpite, quali in rilievo con sublime umanità e voluta semplicità (Telemaco, Femio, Penelope, Antinoo, Eurimaco, Euriclea), quali nello sfondo (gli altri Proci, le ancelle); e su tutti si diffonde la luce divina di Athena, con tanta verità ed evidenza effigiata nelle spoglie di Mente: lontano, Ulisse, dolorante per la patria con ismania mortale, come lo tratteggia Athena nel cielo, e presente nel memore pensiero della moglie e del figlio, e nello scherno dei Proci: è lui che domina tutta la scena.
- ↑ 438. τόν, il chitone. — πυκιμηδέος (μήδομαι) al κεδνὰ ἰδυῖα = fedele.
- ↑ 439. πτύξασα καὶ ἀσκήσασα: endiadi = piegata con cura; ma può anche esprimere due azioni successive, piegò e spianò.
- ↑ 440. πασσάλῳ = caviglia, chiodo: rad. παγ, πήγννμι. — ἀγκρεμάσασα, da ἀνακρεμάνννμι. — τρητοῖσι: il letto era traforato per farvi passare le cinghie che reggevano i cuscini e le coltri.
- ↑ 441. ἐπέρυσσε, si tirò dietro; κορώνῃ.... ἀργυρέῃ con la maniglia d’argento.
- ↑ 442. κληῖδα, il catenaccio. — ἐτάνυσσεν, tirò dal di fuori. — ἱμάντι, con la striscia di cuoio.
- ↑ 443. ἀώτῳ, qui vello, lett. biocco di lana.
- ↑ 444. πέφραδ᾽(ε): φράζω.