↑317. αὖτις ἀνερχομένῳ: redeunti mihi. — δόμεναι = δοῦναι, con valore d’imperat.
↑318. καί μάλα καλόν: par qui di vedere il fine sorriso della dea. — ἄξιον.... ἀμοιβῆς: degno di contraccambio.
↑320. ἀνοπαῖα: pl. n. con valore di avv. = in alto; secondo altri, come aquila, e in tal caso sarebbe sinonimo di φήνη aquila marina (Aristarco); altri, leggendo ἀν’ ὀπαῖα, «pel foro del camino»; ma non è possibile precisare.
↑321. μένος καὶ θάρσος: forza e fiducia in sè. — ὑπέμνησεν: memorem fecit; ἑ = ipsum.
↑322. νοήσας...: «avendo tutto osservato nella sua mente».
↑325. Telemaco fra i Proci: ecco la terza parte del libro. Telemaco, al contatto della divinità, s’è trasformato, è divenuto ἰσόθεος φώς; prima, dinanzi allo scempio prepotente dei Proci, fremeva e taceva; ora li affronta, parla alto e forte a essi e alla madre, si sente di rappresentare l’autorità paterna, di essere il padrone della casa. — ἀοιδός: Femio. — τοῖσι, dat. locativo: fra essi o quivi.
↑328. τοῦ: eius, avvicinalo a ἀοιδήν. — ὑπερωιόθεν, col suff. di moto da luogo: dal piano superiore, dove spesso era l’appartamento delle donne. — φρεσὶ σύνθετο: mente percepit.