↑100. βριθύ (ἔγχος), sempre in principio di verso. — στιβαρόν, salda (στείβω). — τῷ — quo, qua hasta. — δάμνησι: v. δάμνημι.
↑101.- τοῖσιν = οἶς. — κοτέσσεται, cong. a. con vocal breve da κοτέω. Cfr. κότος, il rancore. — ὀβριμοπάτρη, la figlia del forte padre: ὄβριμος, da βρίθω; cfr. v. 100, βριθύ riferito all’asta. — I sei versi 96-101 sono giustamente sospetti e sembrano un vero centone; tra l’altro, il 102 è frequente nei due poemi.
↑102. βῆ (= ἔβη) col ptc. seg. è frequente nell’Iliade; il v. αἴσσω (slanciarsi) si dice di ogni oggetto che si levi rapido, anche del fumo e del fulmine.
↑103. ἐνὶ δήμῳ (cfr. rad. δα - di δαίομαι, dividere), nella città, non nella regione. — στῆ = ἔστη: efficacissimo in principio di v. — ἐπὶ προθύροις. Il πρόθυρον è la porta esterna che dà accesso al vestibolo (θυρών), al termine del quale c’era la θύρα che s’apriva sul cortile (αὐλή) chiuso da un colonnato (αἴθουσα). Un’altra porta di faccia a queste (πρόδομος) metteva nel μέγαρον degli uomini, ampio salone col focolare cinto da peristilio con soffitto piano (μέλαθρον). Dopo questo era il μέγαρον femminile, stanza di lavoro della padrona e delle ancelle; nelle pareti laterali si aprivano le porte delle stanze da letto e d’accesso al piano superiore (ὑπερῷον) destinato alle fanciulle e alle schiave. — Dal cortile, pel portico, si accedeva alla foresteria, alle scuderie ecc.: tutto l’edificio era cinto da un muro, e presentava la forma di un rettangolo.
↑105. εἰδομένη, rad. Ϝιδ, lt. video: «e somigliava». — Ταφίων: Tafo, una delle Curzolari, a nord d’Itaca. — ἡγήτορι = signore: il re era Ulisse.
↑106. ἀγήνορας (ἄγαν, molto è ἀνήρ), in senso cattivo, superbi; altrove in senso buono, arditi. — ἔπειτα, allora.
↑107. πεσσοῖσι, con sassolini: un giuoco non dissimile dal moderno filetto dei nostri ragazzi; secondo gli antichi, chi di loro vincesse, avrebbe sposato Penelope.
↑110-11. οἱ μὲν....: i κήρυκες, superiori di grado agli altri serventi; οἱ δὲ.... i θεράποντες, come a dire dei paggi, gli uni e gli altri, probabilmente, del sèguito dei proci, come pare accenni l’agg. ὀτρηροί: