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PREFAZIONE



I grandi poeti non si devono costringere sul letto di Procruste dell’anatomia grammaticale. Perciò in questo commento ho inteso più a lumeggiare l’opera d’arte e a penetrare nell’anima del poeta, che a dare un apparato filologico minuzioso e inopportuno; tanto più che precede la chiara propedeutica del dialetto omerico dell’illustre e compianto prof. Decia.

Non mancano, per altro, anzi da principio abbondano quei chiarimenti grammaticali che valgano o a dare rilievo a una bellezza artistica, o a spianare la via al giovane lettore.

Auguro alla mia modesta fatica il benevolo consenso dei colleghi e degli alunni operosi.


Roma, marzo 1924.