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regole di sintassi | 23 |
§ 16. — Quantità delle sillabe.
1. Le vocali naturalmente brevi sono ε ed o; le naturalmente lunghe η, ω; α, ι, υ sono ora brevi ora lunghe. È breve quella sillaba che ha una vocale breve alla quale segue un’altra vocale od una semplice consonante: ἄ–ι–στος, γαμέω; qui abbiamo un ᾰ.
2. È lunga la sillaba che contiene: a) una vocale lunga per natura; b) quella che contiene un dittongo od una vocale nata da una contrazione: ναῦς, ἄκων da ἀέκων.
3. Una vocale lunga che sta in fine di parola si può accorciare davanti a vocale, ma quando trovasi nella tesi:
ἄνδρα | μοι | ἔννεπε | ; | πλάγχθη | ἐπεί |
_́ ‿ | ‿ | _́ ‿ ‿ | ; | _́ ‿ | _́ ‿ |
4. Una sillaba può essere lunga per posizione, quando alla sillaba breve tengono dietro due consonanti, oppure consonanti doppie (ζ, ξ, ψ); e basta che seguano due cons., anche se sono tutt’e due della voce seguente. Se le due consonanti sono una muta ed una liquida, la sillaba antecedente può essere breve.
πολύτροπον | δς | μάλα | ; | ἀρνύμενος ἥν | τε | ψυχήν |
_́ | ‿ ‿ | ; | _́ | _ |
5. Può darsi che la sillaba diventi lunga per posizione, sebbene in apparenza non sembri, quando la voce seguente cominciava:
a) con un digamma, od aveva un digamma nelle prime due lettere (Ϝ= lat. v). Nei nostri testi il digamma generalmente non si scrive, ma nei tempi in cui sorsero le poesie omeriche era pronunziato: Ϝέαρ, ver; Ϝεσθής, vestis; Ϝείκοσι, viginti; Ϝίς, vis; Ϝοῖνος, vinum; δϜεινός = δεινός.