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20 | regole di sintassi |
tivo colla vocale modale breve, il quale spesso in Omero ha forma di futuro.
b) spesso nelle prop. finali: μὴ μ’ ἐρέθιζε, σαώτερος ὥς κε νέηαι «non m’irritare, perché tu possa ritornare più sano e salvo».
c) nella protasi del periodo ipotetico della possibilità: εἰ τούτω κε λάβοιμεν...
d) nell’ottativo desiderativo: εἴ κεν μίμνοις «possa tu restare».
2. La particella ἄν può mancare in Omero ne’ casi seguenti:
a) nell’ottativo potenziale: ῥεῖα θεός.... ἄνδρα σαώσαι «facilmente un dio potrebbe salvare un uomo».
b) in altri casi ne’ quali sarebbe usata nell’attico; cosí εἰ col congiuntivo per εάν; ὅς col cong. per ὅς ἄν, πρίν col cong. per πρίν ἄν, ecc.
§ 15. – Il verso omerico.
1. Il verso della poesia d’Omero è l’esametro, detto anche esametro eroico. Come i canti epici, come il loro dialetto, così il loro metro, quale è a noi pervenuto, è il risultato ultimo di un lungo processo anteriore. Certo il verso dell’Iliade e dell’Odissea deve essere stato in origine differente e più semplice dell’attuale, e, come la stessa poesia conserva in sé le tracce della sua forma primitiva, i medesimi indizi trovarono i dotti in questo antico monumento dell’ingegno greco; ma non s’accordano intorno alla sua struttura.
2. L’esametro omerico, come dice il nome, consta di sei metri o misure, vale a dire di sei piedi i cui primi cinque sono dattili o spondei; l’ultimo poi è uno spondeo o un trocheo, perché l’ultima sillaba può essere breve o lunga (anceps). Ogni piede consta di due parti: la parte forte che indica un’elevazione della voce, la parte debole che indica un abbassamento. La parte forte si suole chiamare da molti arsi, la debole tesi, quantunque altri, e forse con più ragione, partendosi dal movimento del piede o del pollice nel battere il tempo, chiamano tesi la parte forte ed arsi la parte debole. — Noi seguiteremo a chiamare arsi la parte forte e tesi la debole. Notiamo l’arsi con un accento acuto.