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Il treno andava. Gli occhi a me la brezza
pungea tra quella ignota ombra lontana;
e m’invadea le vene la dolcezza
4antelucana:
e il capo mi si abbandonò. Tra i crolli
del treno allora non udii che un fruscio
uguale: il sonno avea spinto sui molli
8cardini l’uscio,
e, di là d’esso, il fragor ferreo parve
piano e lontano. Ed ecco udii, ricordo,
il metro uguale, tra un vocìo di larve,
12del tetracordo:
di là del sonno, alcuno udii narrare
le due Sirene e il loro incantamento,
e la lor voce aerea, di mare
16fatta e di vento;
gli udii narrare l’isola del sole,
là dove mandre e greggie solitarie