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L’AURORA BOREALE


Ai miei primi anni... infermo ero e lontano
da tombe amate... udivo dei compagni
          il suon del sonno, uguale e piano,
          4sommosso da improvvisi lagni;

e, solo, e come chi non sa se giunga
mai, traversava con il mio martirio
          io tutta l’oscurità, lunga,
          8con, sopra, il fisso occhio di Sirio.

E nella notte giovinetto insonne
vidi la luce postuma, lo spettro
          dell’alba: tremole colonne
          12d’opale, ondanti archi d’elettro.

E sotto i flessili archi e tra le frante
colonne vidi rampollare il flutto
          d’un’ampia chiarità, cangiante
          16al palpitare del gran Tutto.

Ti vidi, o giorno che dalla grande Orsa
inopinato esci nel cielo, e trovi
          le costellazïoni in corsa
          20dirette a firmamenti nuovi!