piangendo quando copriva il turbine
con il suo pianto grande il mio piccolo,
e quando il mio lutto
20spariva nell’ombra del Tutto.
Ascesi senza mano che valida
mi sorreggesse, nè orme ch’abili
io nuovo seguissi
24su l’orlo d’esanimi abissi.
Ascesi il monte senza lo strepito
delle compagne grida. Silenzio.
Ne’ cupi sconforti
28non voce, che voci di morti.
Da me, da solo, solo con l’anima,
con la piccozza d’acciar ceruleo,
su lento, su anelo,
32su sempre; spezzandoti, o gelo!
E salgo ancora, da me, facendomi
da me la scala, tacito, assiduo;
nel gelo che spezzo,
36scavandomi il fine ed il mezzo.
Salgo; e non salgo, no, per discendere,
per udir crosci di mani, simili
a ghiaia che frangano,
40io, io, che sentii la valanga;
ma per restare là dov’è ottimo
restar, sul puro limpido culmine,