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note 201

colletti, o, meglio, a voi che avete l’antico religioso rispetto per gli alberi e per le acque, per le Driadi e le Naiadi, del vostro paese: a voi che avete piantati i castagni dove erano i faggi, ma non avete lasciate, no, brulle e calve le cime che prima verdeggiavano. Vedo appunto dalla finestra del Ritrovo del Platano il colle di Fiattone. Come sarà bello tra poco con la sua riccioluta vegetazione di castagni e con le grandi pampane delle viti! Ebbene era un tempo luogo di faggi. Lo dice il nome stesso, come si dimostra in quel magnifico libro sulla «Toponomastica» di Val di Serchio, opera del mio valentissimo Silvio Pieri. Fiattone era piantato di faggi: tolti i faggi, furono sostituiti i castagni, i quali, oltre calore e materiale, procacciano ai coltivatori anche il dolce «pan di legno». Cedono i castagni? E sottentra la vite che provvede il vinetto arzillino, il vino quanto si voglia leggero, ma che non è «di nuvoli». Man mano le garrule ninfe delle piante si cedono amicamente il posto le une alle altre; ma non dileguano con tristi ululati, tutte insieme, lasciando deserto e aridità e rovina nei monti, sui quali esse conversavano in perenne letizia colle loro sorelle ninfe delle acque.

O montanini, voi provvedeste da tempo immemorabile alla vita rigogliosa del «fiume». E i pianigiani da tempo immemorabile provvidero a serbare con ogni cura il vostro dono. Per raffrenarlo, incanalarlo, rettificarlo, per far sì che il fiume desse tutto il suo bene e nulla del suo male (dove è il bene è anche il male, e viceversa), i Lucchesi spesero tanto, che è passato in proverbio. O montanini, o pianigiani, da secoli voi avete tesaurizzato il vostro Serchio......

E ora ve lo vogliono prendere, il vostro tesoro?

No: non ve lo prenderanno. Tanti oratori e scrittori in questi giorni hanno esposte le ragioni di diritto